Bill Viola e Lanfranco a Reggio Emilia
fonte La Stampa
Una mostra mette in dialogo l’artista contemporaneo e quello barocco, fino al 10 gennaio 2016 a Palazzo Magnani
L’«Ascensione di Isotta» di Bill Viola e «La Maddalena portata in cielo dagli angeli» di Lanfranco a confronto a Palazzo Magnani di Reggio Emilia da venerdì prossimo. La straordinaria mostra, in programma fino al 10 gennaio 2016, fa parte della rassegna `Arte in agenda. A tu per tu con….´, della Fondazione Palazzo Magnani, resa possibile grazie alla collaborazione tra fa fondazione emiliana e due prestigiose istituzioni italiane, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Il progetto, attraverso il dialogo tra due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, intende esaltare il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna, generato dal fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti a partire dalle avanguardie del Novecento fino alla contemporaneità.
La relazione e il dialogo tra l«Ascensione di Isotta’ di Bill Viola e l«Assunzione’ di Lanfranco sono ravvisabili su due piani: quello compositivo e quello semantico. Del resto è noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini, tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, `colpevoli´, forse, l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il nostro paese. «Alla fine degli anni Ottanta – spiega Viola – la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa. Così il mio profondo legame con la pittura italiana, nato nel periodo in cui vivevo a Firenze, è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori.
Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet, è indiscutibile». «Una volta stabilita questa relazione – prosegue l’artista italoamericano – e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si è aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lunga 700 anni».
L«Ascensione di Isotta» (La forma della luce nello spazio dopo la morte) di Viola, di proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in comodato presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, presenta, attraverso un monitor al plasma di ampie proporzioni, l’immagine misteriosa di un mondo fluttuante, rischiarato soltanto da un fascio di luce, che viene improvvisamente scosso dalla presenza di un corpo femminile, ormai liberato da ogni traccia di pesantezza terrena. Come attratto da una dimensione ulteriore, il corpo ascende, lasciando dietro di sé una scia luminosa. L’opera del 2005, nasce nell’ambito di Love/Death: the Tristan Project (Amore/morte: il progetto di Tristano), un ciclo creato da Bill Viola in relazione all’opera di Richard Wagner, `Tristano e Isotta´, che indaga la relazione tra l’amore e la morte. Viola parte da questa riflessione, interpretando e sublimando il tema in una sapiente e intensa ricerca di una dimensione che trascende la vita terrena. La video installazione presenta pertanto il percorso di Isotta, la sua ricerca di unione con l’amato attraverso la morte. Nell’immagine ottenuta da Viola sono rintracciabili evidenti tracce dell’iconografia dell’arte cristiana del Rinascimento e del manierismo.
La `Maddalena´ di Lanfranco, proveniente dal Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, è un’opera di grande visionarietà e di estrema modernità. La composizione si fonda sul contrasto tra il realistico e «terreno» nudo della Santa sorretta da putti, da un lato e, dall’altro, il cielo dominato da forti contrasti chiaroscurali e da fredde tonalità cromatiche. L’opera dunque manifesta una intensa dimensione ultraterrena insieme un’esplicita presenza nel mondo. Lanfranco, innovativo e originale maestro della scuola emiliana del Seicento, affronta la sfida di rendere il movimento, di rappresentare un’azione che sottende lo scorrere del tempo nell’avvicinamento dell’uomo al divino.
I punti di contatto tra queste opere di Bill Viola e di Lanfranco sono davvero evidenti e di grande intensità. Isotta e Maddalena si librano avvolte nei panneggi delle loro vesti lasciandosi portare dove il loro destino le chiama, in un gesto di ardente accettazione che è dono d’amore. Il legame tenace e indissolubile tra la dimensione spirituale e materiale emana dalle due immagini condensandosi in una tensione emotiva profonda. «Bill Viola pensa se stesso come un pittore – spiega Settis – vive la propria arte nel dialogo con l’arte del passato… Attraverso l’opera di Bill Viola noi, osservatori ora stupefatti ora commossi ora increduli, dobbiamo fare i nostri conti con l’arte, la sua e quella del passato».
fonte La Stampa